In questa puntata delle fotonews parliamo di fotografie prendendo spunto da un videogioco, The Last of Us, che propone dei temi forti su come la società potrebbe cambiare.
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Una rassegna delle foto di cui parliamo nel podcast sono anche su Youtube.
fotonews #08 - THE LAST OF US
The last of us è un videogioco, sviluppato da Naughty Dog. La seconda parte è uscita a giugno del 2020 in tutto il mondo e rappresenta il fil rouge di questo episodio. Cominciamo.
Un videogioco?
I videogiochi non sono solo roba per bambini o bambine, o per gente smidollata che ha tempo da perdere. Ormai l’industria dei videogiochi ha superato quella del cinema e della musica messe insieme, in un giro di milioni e milioni di dollari (e di persone…). I videogiochi sono un mezzo di comunicazione come altri, con un loro linguaggio e con una capacità peculiare nel trasmettere messaggi e idee: il videogame è il mezzo di comunicazione che ha il più alto livello di immedesimazione, di immersività il mezzo che più ci coinvolge nella storia e nelle emozioni che genera. E nello specifico di The last of us parte seconda questo è più vero che mai.
La serie di The last of us è prodotta da Naughty Dog, una azienda statunitense che da più di 30 anni sviluppa giochi. Tra i suoi successi, The last of us parte prima uscita nel 2013 per Playstation 3 e che ha venduto più di 20 milioni di copie e, appunto, The last of us parte seconda uscita nel 2020 per Playstation 4. La saga racconta di vicende che avvengono in un futuro prossimo, dove l’umanità reduce da una pandemia, si è pressoché estinta. Restano pochi esseri umani per come li conosciamo oggi (gli ultimi di noi, the last of us appunto). Per il resto ci sono zombie, aree tossiche e una natura selvaggia che si è ripresa gli spazi che l’urbanizzazione le aveva tolto.
Ma perché The last of us è così importante? (secondo me). Il punto è che il videogioco affronta una serie di situazioni e argomenti che mettono il giocatore di fronte a delle emozioni vere ma, di più, le fa vivere. Sequenza dopo sequenza si entra dentro la storia di quel mondo e, letteralmente, se ne vivono le conseguenze emotive, morali e sociali. Ogni movimento di pad è fatto con la tensione addosso, quanto di più simile ci sia alla realtà nel mondo videoludico. E le tematiche che il gioco propone sono attualissime e controverse e pongono diversi interrogativi al videogiocatore che non potrà affrontarli con leggerezza. Il grado di immedesimazione è talmente alto che The last of us parte seconda è un’esperienza più che un gioco.
Infatti, per quanto ci sia un livello tecnico altissimo (per grafica e intelligenza artificiale), The last of us è giocabile da chiunque sia per la modularità della difficoltà di gioco ma anche per le sue opzioni di accessibilità. In questo video, ne parla Pierpaolo Greco di Multiplayer.it.
ma veniamo alle fotografie
L’idea di questa puntata delle Fotonews di Fotoradio è quello di partire da The last of us, entrare dentro alcuni dei temi che propone e vedere come la fotografia li ha interpretati.
Il videogioco ci mostra come la specie umana potrebbe involvere in un contesto ostile e post-pandemico, decimata e senza risorse. The last of us ci mostra alcuni aspetti.
Emarginazione. Nel gioco, una apocalittica epidemia ha trasformato molti esseri umani in infetti. Gli uomini sani si sono quindi ritirati in ghetti e hanno lasciato fuori altri uomini e una natura sempre più ostile. Nella storia i ghetti non sono mancati e ne vedremo alcuni nelle foto di Gianni Berengo Gardin e Heinrich Jost.
Natura. Nel futuro ipotetico del gioco, la specie umana si è ritirata e ha abbandonato le città. E la natura ne ha ripreso il possesso. Con le foto di Daniele Ratti e Simon Yeung vedremo come questo è già successo anche oggi.
Famiglia. Le difficoltà che le persone nel gioco devono fronteggiare, stringono i rapporti con le persone vicine e chiudono ogni spazio agli altri uomini che diventano nemici da uccidere o sfruttare. Una foto di Elliott Erwitt ci racconta dell’amore tra madre e figlia.
Gruppi paramilitari. In The last of us la polizie e l’esercito non esistono. Ma esistono gruppi armati organizzati che dettano legge. Questo purtroppo accade anche in Messico come vedremo in una foto di Alfredo Bosco
Cominciamo a guardare le foto. Nel podcast o su youtube ne parliamo un po'.
I Ghetti
Gianni Berengo Gardin
Parlando di ghetti, è imprescindibile il lavoro sui Manicomi di Gianni Berengo Gardin. Ma essendo molto famoso abbiamo preferito scegliere un altro scatto del fotografo italiano.
In festa è un lavoro monumentale che presenta fotografie tra gli anni ‘50 e il 2000, dal nord al sud d’Italia. E in questo lavoro trovano anche spazio due scatti presi in un campo rom.
In festa è anche un volume, a catalogo per Contrasto anche su Amazon.
Heinrch Jost
Heinrich Jost è un soldato nazista di cui racconta un libro di Susie Lindfield, La luce crudele - fotografia e violenza politica, edito da Contrasto nel 2013 link Amazon.
Natura
Daniele Ratti
Daniele Ratti, fotografo italiano classe 1974, ha portato a Cortona il suo lavoro Next stop. Sul sito del Cortona on the move ci sono alcuni scatti.
Nel suo lavoro Ratti ci mostra come luoghi usualmente affollati sono diventati deserti e come questo ci appaia estraniante (anche grazie a scelte azzeccate dal punto di vista cromatico e dell’illuminazione).
A questo link il sito personale del fotografo.
Simon Yeung
Simon Yeung non si trova sui libri di storia della fotografia ma su instagram e sul suo sito internet.
Yeung realizza i suoi scatti in luoghi abbandonati, dove l’incuria ha progressivamente distrutto le costruzioni dell’uomo e dove la natura si è ripresa lo spazio disabitato.
Famiglia
Elliott Erwitt
Di Elliott Erwitt abbiamo già parlato e la sua produzione è talmente estesa e interessante che sicuramente ne riparleremo in futuro. Qui presentiamo uno scatto visto nella mostra Family vista al Mudec di Milano qualche mese fa.
Se c’è una foto che racconta l’intensità dei rapporti umani e, nello specifico, dell’amore fra madre e figlie, beh, è questa. Qui Lucienne, la prima moglie di Erwitt, guarda in uno stato di adorazione sua figlia Jennifer.
Virtual photography
Cristiano Bonora
Introduciamo qui un nuovo ambito dell’arte fotografica: la Virtual Photography. Ovvero, l’arte di prendere scatti dentro i videogiochi, dentro l’ambiente di gioco. Non ci sono quindi macchine fotografiche e obiettivi ma c’è comunque la necessità di gestire l’inquadratura, la luce… di raccontare una storia.
Cristiano Bonora è il creatore di Vertical Gaming Photography dove ci sono diverse gallery dedicate a molti videogiochi, fra i quali anche The last of us parte seconda.
Le emozioni di queste foto emergono come nelle foto vere e alcune composizioni e giochi di luce sono notevoli. In questo scatto, Ellie, la protagonista del gioco, si porta le mani al viso per la felicità di trovarsi in un parco con ricostruzioni di dinosauri.
In questo video, Cristiano Bonora è intervistato da Francesco Fossetti di Everyeye e parla della virtual photography.
Gruppi paramilitari
Alfredo Bosco
Nel futuro distopico di The last of us la specie umana si è divisa in clan e si sono costituiti gruppi paramilitari che sparano a vista su chiunque sia diverso o parte di un altro clan.
Questo accade anche nel nostro mondo. Ad esempio in Messico, nello stato di Guerrero, da dove Alfredo Bosco ha realizzato un bel reportage che ritroveremo anche nella puntata dedicata al Visa pour l’image di Perpignan. In questi villaggi la gente comune deve armarsi per combattere le bande criminali.
Grazie!
Grazie di aver ascoltato questo episodio. Alla prossima!
Credits per l’episodio
foto
La foto di copertina dell’articolo è presa da uno scatto promozionale del videogioco The last of us parte seconda di Naughty Dog, 2020.
La copertina del podcast è un frame catturato dal gioco The last of us parte seconda
musica
La canzoni dell’episodio hanno la voce di Cara Rainer. La prima con la musica di Humble Hey (Give Me). La seconda con Gamma Skies con I Bet You’re Cold). Arrivano da Epidemic Sound.
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